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Viaggio negli Stati di carta

Arianna Bertera
@AriBertera

Tra la Croazia e la Serbia, sulla sponda ovest del Danubio, si trova il territorio di Gorja Siga, ovvero un lembo di terra brullo e inabitato di circa sette chilometri quadrati. Nonostante il luogo sia poco ospitale, Vit Jedlička, un militante 31enne del partito ceco Svobodní, ha scelto proprio questa “terra di nessuno” per fondare il Liberland, una micronazione che si propone l’obiettivo di diventare il terzo stato più piccolo del mondo.

Le micronazioni sono entità create da un piccolo numero di persone, spesso a scopo puramente ludico, non riconosciute dalle maggiori organizzazioni internazionali nonostante la loro pretesa ad essere considerate come stati a tutti gli effetti. Per questo motivo vengono spesso chiamate “Stati di carta” o “Stati virtuali”, perché anche se si sono dotate di istituzioni governative – o addirittura di moneta propria – a mancare è proprio una rete di relazioni diplomatiche con gli Stati nazionali.

Il Liberland è infatti dotato di una propria bandiera e di un proprio Parlamento composto da una ventina di persone. Online è persino possibile richiederne la cittadinanza, sancita da un documento inviato via mail in quanto la micronazione non possiede (per ora) un ufficio postale.

Per ottenerla basta compilare un formulario su internet, specificando solo il proprio credo religioso e l’ammontare dell’ultimo stipendio.

Requisiti minimi sono l’avere rispetto per le altre persone e le loro opinioni, oltre che per la proprietá privata, e non essere stati incriminati per reati gravi o avere un passato nell’estremismo politico.

La micronazione, che ha scelto come proprio motto “To live and let live” (in italiano “vivi e lascia vivere”) e come giorno dell’indipendenza il 13 aprile (compleanno di Thomas Jefferson), ha per ora in sospeso 200.000 possibili cittadini, che evidentemente si sono riconosciuti nell’obiettivo primario di Vit Jedlička, che nel suo stato vuole accogliere “tutte le persone oneste che vogliono prosperare senza essere oppresse da governi con restrizioni e tasse inutili”.
Il Liberland infatti potrebbe diventare un nuovo piccolo paradiso fiscale proprio per questo motivo, la mancanza di una tassazione obbligatoria.

Gli stati confinanti non hanno dimostrato però altrettanto entusiasmo. Se inizialmente Serbia e Croazia si sono limitati ad ignorare l’intraprendenza del Liberland o a definirla uno scherzo, poi hanno deciso di imporre un blocco navale sul Danubio in modo da impedire ai futuri cittadini di raggiungere la propria nazione. Infine, un mese fa, le autorità croate hanno arrestato il presidente Jedlička mentre tentava di recarsi nel Liberland.

Eppure l’uomo non ha nessuna intenzione di mollare la presa sul suo sogno di istituire una Repubblica libera per tutti coloro non soddisfatti della loro condizione o del loro governo. Sul sito della micronazione è possibile leggere quella che si autodefinisce come una bozza di costituzione e anche le leggi che saranno vigenti nel nuovo stato. É possibile anche effettuare donazioni, rigorosamente in bitcoin, e a quanto si legge presto dovrebbe comparire anche un corpo di polizia.

Jedlička non é il solo però ad avere avuto la brillante idea di creare uno stato dal nulla. La stessa intuizione l’ha avuta un gruppo di turisti polacchi che il 23 aprile, mentre era in vacanza, ha scoperto una striscia di terra di circa 300 metri quadrati non rivendicata da Slovenia o Croazia vicino alla città di Metlika. É stato infatti autoproclamato lí il regno di Enclava, che procede tutt’ora sotto il governo di re Enclavo I, al secolo Piotr Wawrzynkiewicz.

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Il regno ha ovviamente un proprio sito dove si possono visionare le foto dei politici e del re, e anche qui è possibile richiedere la cittadinanza online, seguendo l’esempio di altre 5000 persone. Le lingue ufficiali sono cinque: polacco, inglese, croato, sloveno e mandarino.

Sul sito si sono anche giá tenute le prime elezioni online ed è stata addirittura scelta una moneta per il regno, il dogecoin, che il ministro delle finanze di Enclava Zach Ferrigno definisce “divertente e amichevole”.

Questa nuova monarchia costituzionale ha anche un inno, tale “Enclava Let’s Celebrate” scritto da Terry Moran, e la popolazione per ora si aggira intorno ai 130 individui.

Ma non è tutto rose e fiori dalle parti di Enclava, perché la Slovenia, dopo la buona partenza della micronazione, ha deciso di porre un freno alla questione rivendicando per sé la porzione di terreno che era sembrato terra nullius. Il 30 maggio Wawrzynkiewicz ha quindi deciso di spostarsi, pur di non rinunciare al suo regno, scegliendo come nuova meta un minuscolo territorio tra la Serbia e la Croazia. Anche in questo caso però le cose non sono andate come previsto. A quanto pare nello stesso luogo era nato il Principato di Celestinia che, per nulla incline alla sottomissione, aveva prontamente dichiarato di essere disposto ad entrare in guerra con il rivale, definito dal ministro degli Esteri di Celestinia “uno scherzo stupido”.

Per fortuna il 4 giugno è arrivata dal sito di Enclava la conferma del raggiungimento di un accordo tra i due stati, che hanno ora istituito una cooperazione volta al riconoscimento di entrambi dai poteri politici internazionali.

Non è la prima volta che il mondo vede la nascita di nuovi stati improntati al sogno di una libertà utopistica. Secondo Wikipedia, nel corso della storia, sono nate oltre 40 micronazioni, con un aumento negli ultimi anni grazie soprattutto allo sviluppo di Internet. A partire dagli anni Novanta infatti è diventato sempre più facile promuovere un’attività al pubblico globale, con il risultato di un aumento esponenziale di queste piccole realtà.
Gli scopi sono diversi — si parte dalle vere e proprie comunità politiche fino alle ricostruzioni storiche, passando dai tentativi di replica di opere letterarie o a esperimenti con scopo di intrattenimento personale, le cosiddette “ludo nazioni” — il finale invece è quasi sempre lo stesso, ovvero il non riconoscimento da parte di nessun altro stato.

Anche in Italia, nel 1968, un ingegnere fondò a largo dell’Adriatico, tra Rimini e Cesenatico, una piccola Repubblica chiamata Isola delle Rose.
Nata su una piattaforma, da qui la denominazione di “isola”, anche questa micronazione non prevedeva nessuna tassazione e poneva come proprio obiettivo la creazione di uno stato utopistico e libertario. Venne però occupata dopo poco tempo dalla polizia e successivamente smantellata dalla Marina, seguendo quindi il destino comune a quasi tutte queste realtá.


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